I recenti tragici episodi accaduti all’interno delle camere di sicurezza della locale questura hanno aperto una inevitabile discussione in ordine alle modalità operative per poter “tamponare” una situazione che presenta aspetti critici.

 

Una situazione che, di fatto (e, il SIULP lo aveva preannunciato, non poteva essere diversamente), sta trovando soluzioni addirittura peggiori del male. Ed ecco che, presso la Polizia Ferroviaria di Firenze, sono state impartite disposizioni “straordinarie” relative al “modus operandi” in caso di arresto di cittadini che “dovranno essere condotti presso le camere di sicurezza”.

Premesso che presso la Polizia Ferroviaria di Firenze (come nella maggior parte degli uffici di Polizia cittadini) non esistono camere di sicurezza e che, quindi, vengono utilizzate quelle in uso alla questura (già di per se – come più volte ribadito – inadeguate) la disposizione appena emanata contempla che un cittadino tratto in stato di arresto “dovrà essere sottoposto, previo espresso consenso, a visita di controllo ….”.

Oltre a ciò, in caso di fermo o di arresto di un cittadino, dovrà essere chiamato (a casa) l’Ufficiale di P.G. reperibile più elevato in grado, il quale, avrà l’obbligo di intervenire personalmente.

Tutto ciò, a parere del SIULP, rasenta l’assurdo se non addirittura la follia per diversi ordini di motivi facilmente riassumibili:

 Accompagnare un cittadino in stato di arresto presso una struttura pubblica (ospedale), per sottoporlo a visita, determina l’inevitabile ed evidente possibilità che, lo stesso, nel corso della visita, possa evadere, nel qual caso, il SIULP, si chiede a chi verrebbero attribuite le responsabilità giuridiche di tale fuga;

 Un cittadino in stato di arresto presso una struttura pubblica potrebbe, evidentemente, andare in escandescenza e nuocere a se stesso piuttosto che ad altre persone che si trovino nella struttura;

 La chiamata in servizio dell’Ufficiale di Polizia Giudiziaria per una “attività ordinaria” per personale in servizio di Polizia (quale l’arresto o il fermo di un cittadino), ha ricadute economiche ed organizzative importanti e, normativamente, è in assoluta violazione delle norme che disciplinano la vita professionale del personale della Polizia di Stato;

 Tale previsione, determina l’ovvio e conseguente problema che, ogni arresto o fermo di Polizia, monopolizzi per ore l’attività di numeroso personale (già ridotto all’osso) che, di conseguenza, sarà distolto da altre attività (quali, ad esempio, il controllo del territorio);

 Dulcis in fundo, nasce quantomeno spontaneo l’interrogativo in ordine a quale sia il principio giuridico secondo cui, un cittadino, tratto in stato di arresto e/o fermo, possa essere sottoposto a visita sanitaria presso una struttura terza rispetto a quella in cui viene detenuto (tra l’altro, per capire quanto ridicolo sia tale provvedimento, occorre ricordare che, una volta uscito dalle camere di sicurezza e tradotto alla Casa Circondariale, ogni cittadino in stato di arresto, all’atto di accedere al carcere, viene 

comunque ed ordinariamente sottoposto a visita da sanitari del Penitenziario: la seconda!!!)

Il SIULP è convinto che, una norma tanto delicata, quale quella delle modalità di detenzione o fermo di un cittadino, non possa essere “liquidata” con “provvedimenti tampone” che, inevitabilmente, come di consueto e come preannunciato, vanno a ricadere sull’anello più debole del sistema: il personale che quotidianamente opera su strada mettendo a rischio la propria incolumità per tutelare quella della collettività.

Il SIULP, ribadendo che ritiene la norma “svuota carceri”, recentemente varata, assolutamente inapplicabile, ancora una volta torna a porre l’accento su quanto gli uffici di Polizia siano inidonei alla applicazione di quanto previsto e di quanto costringano la Polizia di Stato a ricercare soluzioni assurde ed assolutamente inutili.

Quanto disposto presso la Polizia Ferroviaria suscita nel SIULP la sensazione che, così come la storia spesso recita, anche per questa delicata questione, chi ha concepito il provvedimento abbia voluto fare come “Ponzio Pilato”, lavandosene le mani e mettendo in quelle di chi opera (e solo quelle di chi opera), eventuali responsabilità. Per comprendere quanto ridicolo, se non farneticante, sia il provvedimento, basti pensare a quale tipo di effetto positivo avrebbe potuto determinare nel giovane che, tragicamente, si è suicidato presso le camere di sicurezza della questura, il sottoporlo a visita sanitaria preventiva! Assolutamente nessuno (e, forse, giova ricordare che il ragazzo, tra l’altro, era appena stato in un ospedale e proprio presso un ospedale venne tratto in arresto).

Per tali motivi, premettendo che, il SIULP, nei prossimi giorni interverrà fermamente presso la Dirigenza della Polizia Ferroviaria per bloccare immediatamente la violazione contrattuale di normative (quali ad esempio l’impiego in reperibilità del personale di Polizia per decisione unilaterale della Dirigenza) torna a chiedersi se la questione non vada affrontata diversamente, partendo, ad esempio, da una analisi approfondita sulla regolarità (ai sensi delle vigenti norme che disciplinano la sicurezza sui luoghi di lavoro e simili) dei locali oggi utilizzati per la detenzione provvisoria di cittadini in stato di arresto, con la conseguente eventuale dichiarazione obbligatoria di inagibilità in caso di mancata rispondenza alle leggi in materia. Forse, in quel caso e solo in quel caso, il problema verrebbe affrontato partendo dalle fondamenta ma, altrettanto verosimilmente, un percorso del genere, evidenzierebbe quanto ridicoli sono i provvedimenti di legge recentemente varati che, per omettere di costruire delle carceri ed assumere Agenti di Polizia Penitenziaria, costringerebbero alla costruzione di camere di sicurezza presso gli uffici di Polizia oltre che la assunzione di Agenti di Polizia, senza, comunque, risolvere il problema.

Il fatto è che, alle solite, purtroppo, anche questa problematica è stata affrontata “all’Italiana” cercando, al solito, di celebrare le “nozze con i fichi secchi”!

Firenze, lì 17 marzo 2012

                                                        Il Segretario Generale Riccardo FICOZZI 

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