Siamo donne e uomini al servizio dello Stato che hanno giurato fedeltà alla Repubblica accettando anche il sacrificio estremo della vita per la tutela della sicurezza delle istituzioni democratiche e di tutti i cittadini.

Giacché è il mantenimento del bene supremo della libertà, ma nella sicurezza, che ogni giorno vede tutti i poliziotti impegnati, con totale spirito di abnegazione, nel combattere il crimine e il terrorismo nel rispetto della legge.

Per questo, da servitori dello Stato, siamo formati e coscienti che le decisioni dell’Autorità giudiziaria si rispettano sempre, anche quando appaiono incomprensibili e inaccettabili.

Ciò premesso, atteso quanto accaduto all’accoltellatore del Poliziotto di Milano che è già stato scarcerato con il solo obbligo della firma, è inevitabile che faccia riflettere tutti, cittadini e Istituzioni, oltre che gli addetti ai lavori, sul corto circuito che l’attuale legislazione, che siamo certi è stata quella seguita dall’A.G. che ha proceduto, genera e che se non corretta, provocherà una frattura insanabile nell’immaginario collettivo di tutti i cittadini circa l’impossibilità delle Forze di polizia di garantire la loro sicurezza per incapacità del sistema legislativo.

È quanto afferma Felice ROMANO, Segretario Generale del SIULP, nell’esprimere solidarietà e vicinanza al poliziotto di Milano e nel commentare la scarcerazione del cittadino straniero che ha accoltellato il poliziotto.

Amarezza e sconcerto, insieme ad incredulità, sottolinea Romano, sono alcuni dei sentimenti più diffusi in queste ore tra tutti gli appartenenti alle Forze dell’ordine dopo questo episodio. circostanza che non si è conclusa con la morte del collega solo grazie al fatto che lo stesso indossava il giubbotto anti proiettile.

Una situazione generata, quasi sicuramente, perché la legislazione attuale non consentiva di fare altro, così ci dicono per cercare di calmierare il malumore che serpeggia.

Una cosa è certa, continua il leader del SIULP, qualche dubbio ci assale e azzera ogni sentimento che alimenta la motivazione delle donne e degli uomini in uniforme, atteso che se è vero che la legge non consente di intervenire in altri modi per garantire che chi gira per la strada accoltellando chiunque gli capita a tiro, poliziotti compresi, non resta in carcere,allora, forse è arrivato il momento di cambiare queste norme e di vararle in modo che chi accoltella una persona resti in galera.

Lo dico con alto senso di responsabilità e di rispetto a tutte le Istituzioni interessate, ma anche con grande preoccupazione e per questo faccio appello al Ministro Minniti perché intervenga immediatamente per dare certezza di sicurezza ai poliziotti ma soprattutto ai cittadini, conclude Romano.

Le migliaia di telefonate ricevute da persone arrabbiate e deluse da questo fatto, sono un campanello di allarme che nessuno può ignorare.

Giacché tra i commenti che abbiamo ricevuto sulla vicenda, insieme alla solidarietà incondizionata, quelli più sereni inneggiavano a farsi giustizia da soli e a ribellarci a questo stato di cose.

Tra tutti, molti hanno concluso dicendo che se la politica non si farà carico di correggere queste devianze che ammazzano la democrazia e destabilizzano la sicurezza, farebbe meglio a ricordarsi della frase della Bibbia che recita: si temi l’ira dei mansueti e degli onesti perché essi riverseranno in voi tutto ciò che hanno subito.

Noi siamo fiduciosi che il Ministro saprà intervenire a tutela dei poliziotti e prima ancora dei cittadini.

Roma 20 luglio 2017

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