Chiediamo immediato intervento Presidente Gentiloni Le varie trasmissioni e lo spazio dedicato dai massmedia in generale agli appartenenti alle brigate rosse, rei direttamente o in corresponsablità degli efferati delitti che hanno insanguinato le piazze e le strade del nostro Paese nei cosiddetti “anni di piombo”, sono un fatto grave ed esecrabile.

Siamo tra quelli che hanno sempre difeso il diritto ad una stampa libera nella convinzione, però, che il diritto di cronaca deve essere innanzi tutto un servizio alla collettività nel riportare la verità.

Quanto accaduto con le interviste ad alcuni terroristi, assassini spietati e condannati a vari ergastoli, che in un Paese civile avrebbero dovuto finire i prori giorni in carcere anziché imperversare in alcuni studi Tv come i detentori della verità di uno dei periodi più bui e violenti della storia della nostra democrazia, è orribilante e inaccettabile. E lo è al punto tale, soprattutto per le modalità con cui sono stati presentati questi soggetti, da richiedere immediatamente l’intervento del Presidente del Consiglio affinché attivi l’Autorità preposta al controllo e alla correttezza del modo di fare informazione considerato che gli stessi hanno avuto la sfacciataggine e la crudeltà di definire le vittime delle loro azioni omicida un mestiere, mentre si erigevano a professori della storia e dell’etica comportamentale del vivere civile.

Questo, in un Paese civile e normale, è inaccettabile e pertanto richiede una risposta ferma ed immediata, non solo dei parenti delle vittime, dei suoi colleghi ma anche delle Istituzioni. La risposta ferma e decisa di condanna deve avvenire da tutta la società e dagli stessi massmedia. Ci deve essere per il rispetto di chi ha sacrificato, senza esitazione, la propria vita per garantire la democrazia ed arrestare chi invece riteneva che le proprie ragione si dovessero affermare non con la forza della ragione ma con la violenza e la furia assassina.

E’ la ferma condanna espressa dal Segretario Generale del Siulp Felice Romano in merito al trattamento riservato ad alcuni terroristi che per la giustizia italiana sono degli assassini, in occasione della ricorrenza del 40° anniversario della strage di via Fani e del rapimento dell’Onorevole Moro che subito dopo fu anch’egli vittima della stessa fredda ferocia assassina.

Questo fatto, che ancora una volta sembra essere una strategia studiata a tavolino per sovvertire l’ordine democratico della nostra Repubblica, è di estrema gravità e richiede un intervento di tutte le autorità competenti.

Per questo, sottolinea Romano, chiediamo al Presidente Gentiloni, da cui dipende l’Autority per l’Informazione e l’Editoria, se non esistono i presupposti per intervenire e censurare chi, attraverso spazi e modalità sicuramente eticamente inaccettabiuli, ha presentato al nostro Paese e in particolare ai giovani che non hanno vissuto quegli anni cruenti, degli assassini come “dirigenti” di non meglio indicate articolazioni dello Stato o della nostra società che si sono arrogati il diritto di dare la verità storica su quegli anni. In una società civile e veramente democratica questi personaggi, non solo non dovrebbero avere tali opportunità di parlare a milioni di italiani ma avrebbero dovuto perdere, già dal promo ergastolo, ogni diritto civile che è prerogativa dei cittadini perbene di una società civile e democratica che ripudia la violanza e la guerra come atto imprescindibile per la propria esistenza.

Al Presidente Gentiloni chiediamo di fare giustizia e di ridare dignità a tutte le vittime che si sono immolate per la difesa del nostro Paese, ridando speranza e motivazione, non solo alle vittime dei caduti, non solo a tutti gli addetti al Comparto Sicurezza e Difesa che quotidianamente si sacrificano per la difesa della democrazia e la sicurezza di ogni individuo della nostra società, ma soprattutto ai giovani che non conoscendo quella storia potrebbero avere cattivi maestri che potrebbero innescare in loro il dubbio che quella strada eè percorribile e addirittura giustificabile.

Perché, conclude Romano, come ha avuto modo di scrivere Primo Levi in merito alla commemorazione dell’olocausto “se comprendere è impossibile conoscere è necessario”. Ma per conoscere c’è bisogno della verità e non della versione faziosa e personalistica di chi si è macchiato del reato di omicidio.

Roma, 18 marzo 2018               La Segreteria Nazionale

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