Con la presente per chiarire quanto anticipato ieri. Care/i Amiche/i Colleghe/i in questi giorni molti di Voi (giovani e meno giovani) colleghi mi hanno contattato con sms ed email per avere notizie circa la pressante propaganda su alcuni ricorsi che attengono alla previdenza complementare posta in essere da alcuni sindacati.

Non ci piace commentare le vignette tanto meno le iniziative altrui e quindi non staremo qui a presentarvi immagini di sacchi di denaro o ulteriori esilaranti figure, ci piace però ancora meno vedere che ci sono personaggi ambigui che disseminano esche avvelenate con le quali contano di catturare prede in prossimità della fatidica data del 31 ottobre.

E siccome non siamo abituati, come altri, a fomentare inutili dissapori, ci permettiamo anche, in breve sintesi, di spiegare che oggi – e sottolineiamo oggi – proporre il ricorso in questione è sostanzialmente impossibile.

A meno di non voler agire con discutibile azzardo. Un atteggiamento verso il quale, a ben vedere, certuni hanno una spiccata propensione. Veniamo in breve al dunque.

Nel 2009, dunque ben 11 anni fa, l’Avvocato Mandolesi, della cui competenza da sempre il Siulp si avvale, ha proposto un ricorso finalizzato al riconoscimento del diritto a veder ristorato il danno patito da personale del comparto sicurezza per la mancata attivazione di un sistema di previdenza complementare previsto a seguito del passaggio definitivo al sistema di calcolo pensionistico contributivo.

In pratica la previdenza complementare avrebbe dovuto attenuare la consistente riduzione della pensione. In questi 11 anni quella causa è stata trascinata in una serie infinita di vicissitudini, che possono essere riassunte in breve con la dichiarazione di incompetenza sia da parte dei giudici del TAR, che da parte di quelli della Corte dei Conti.

Una situazione di stallo che viene qualificata come “conflitto di giurisdizione negativo”, per dirimere il quale deve essere proposto uno specifico ricorso alla Corte di Cassazione.

Il 22 settembre scorso, cioè pochi giorni fa, si è tenuta l’udienza in questione, e quindi, con i tempi consentiti dalla nostra giustizia, a breve dovremmo sapere qual è il giudice che, secondo la Suprema Corte, è competente a decidere sulla domanda di risarcimento per la mancata attivazione della previdenza complementare.

Si potrebbe legittimamente eccepire come tuttavia la Corte dei Conti di Bari, nel febbraio del corrente anno, già si sia pronunciata ed abbia determinato il diritto al risarcimento del ricorrente.

L’argomento, per quanto suggestivo, è assolutamente inconsistente. Perché infatti, dal 2009 ad oggi, non solo molte altre sezioni territoriali della Corte dei Conti hanno espresso giudizi contrari, ma pure la Sezione centrale, praticamente il grado di appello, ha confermato questo orientamento assolutamente dominante.

In altri termini l’isolata pronuncia barese, che tra l’altro non ha ancora superato il grado d’appello in cui, per quanto detto, è ragionevole attendersi una revisione, è la classica rondine che non solo non fa primavera, ma che un avveduto giurista dovrebbe prendere con estrema cautela.

A questo punto sia consentita una domanda, che invitiamo i colleghi a sottoporre a tutti i pescatori di uomini che cercano di adescare quanti in buona fede non dispongono di adeguata conoscenza della vicenda: “che senso ha raccogliere i mandati per un ricorso che ancora, in attesa del pronunciamento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, non è chiaro a quale giudice potrà essere proposto?

E poi: come mai, se la sentenza è di febbraio, i pifferai hanno cominciato a suonare la loro stonata litania solamente ora?

E forse iniziata la Vendemmia Sindacale? Domanda retorica, ovviamente.

La risposta alla quale è che si cerca di sopperire alla mancanza di argomenti con mezzucci finalizzati a circuire qualche malcapitato.

Il quale, altrettanto ovviamente, dovrà firmare la famigerata delega quale contropartita di una promessa che al momento è priva di contenuti.

Ma quel che più infine conta è che per chi è ancora in servizio, e soprattutto per i più giovani, non c’è alcun motivo di affannarsi a rincorrere il treno di cause collettive, sia perché, come detto, ora come ora non esistono certezze nemmeno su quale sia il giudice naturale che le dovrà trattare, sia soprattutto perché proporre il ricorso oggi o fra qualche mese non provoca alcuna perdita di diritti. Anche perché, e qui parliamo direttamente ai nostri iscritti, la nostra Segreteria Nazionale, che per l’appunto ha con lo Studio Mandolesi una consolidata collaborazione, si è già impegnata ad avviare la causa collettiva nel momento in cui si saranno diradate le nebbie sulla delicata questione della competenza.

Lo impone la serietà che ci contraddistingue ed il rispetto dei colleghi, la tutela dei quali è per il Siulp un obiettivo prioritario 12 mesi all’anno, e non solo in concomitanza con scadenze di comodo.

Chi avesse voglia di perdere 5 minuti esatti, può approfittare dell’illuminante esposizione offerta dall’Avvocato Mandolesi – a questo link: https://youtu.be/FlcYJ8lphcs - che con linguaggio semplice e comprensibile illustra i termini della vicenda e spiega, molto meglio di come avremmo potuto fare noi, che inseguire la convenienza del momento è possibile, ma bisogna però sacrificare la correttezza.

Insomma, se un Avvocato dice che, a costo di perdere clienti – prede, è opportuno attendere di avere le doverose certezze, possiamo dire che di lui ci si può fidare.

E che in pari tempo è il caso di diffidare di chi, avendo quale unico obbiettivo quello di capitalizzare le iscrizioni, se ne infischia di offrire ai colleghi una corretta informazione. A voi la libertà di scegliere nel S.I.U.L.P.-PISA sempre e comunque la serietà di un sindacato vero al servizio del personale diffidando da chi vi propone, sacchi di monetine, fascette di soldi e/o addirittura la luna.

Buona Lettura e Buona Visione a tutti.

Pisa 24 settembre 2020             il Segretario Generale Provinciale S.I.U.L.P.-PISA ViTO GIANGRECO

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