Due operatori della Polfer di Pistoia, sono stati feriti cui uno gravemente con prognosi di guarigione è di ben 40 giorni, lo scorso 10 marzo.

Il ferimento di due operatori della Polfer di Pistoia, per uno dei quali la prognosi di guarigione è di ben 40 giorni, avvenuto lo scorso 10 marzo a seguito del tentativo di un giovane di sottrarsi all’identificazione, rappresenta l’ennesimo episodio di un quotidiano bollettino che registra più o meno una decina di aggressioni al giorno perpetrate in danno di donne e uomini delle forze di polizia.

Un fenomeno a fronte del quale il SIULP ha invano cercato di stimolare iniziative del decisore politico e degli organi legislativi. Non sono evidentemente servite le innumerevoli pubbliche denunce con le quali si è tentato di far comprendere come queste forme di violenza, che vanno a colpire chi rappresenta lo Stato, in assenza di adeguate forme di deterrenza, atteso che i lavoratori delle forze dell’ordine sono la punta più avanzata dell’apparato statale finiscono per incentivare il decadimento dell’autorevolezza delle Istituzioni.

Né è parsa rimuovere tale indecorosa inerzia la straordinaria iniziativa con la quale il SIULP ha organizzato una raccolta di firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare per l’introduzione di specifiche misure dissuasive della denunciata deriva. Quali, tra le altre, l’applicazione di un periodo di detenzione certo e non derogabile per chi si rende autore di forme di violenza nei confronti di chi esercita le c.d. helping professions. Invero la vicenda che fa da abbrivio a questo nostro intervento pone ulteriori riflessioni in ordine a profili organizzativi e gestionali la cui competenza ricade sul Dipartimento della P.S. Intanto perché trova conferma la stretta relazione causale tra la carenza di organico di realtà operative sottodimensionate, ed accrescimento del rischio per l’incolumità dei dipendenti che vi prestano servizio.

Un paradigma ricorrente in special modo per gli uffici delle specialità, che sono quelle maggiormente penalizzate da un turn over ampiamente al di sotto dell’effettivo fabbisogno. E che puntualmente sono il proscenio prediletto per le scorribande di soggetti che, consapevoli della sostanziale impunità loro garantita da un sistema normativo che non riesce ad interpretare correttamente l’entità dell’allarme sociale di cui siamo a discutere, individuano negli uomini della Polizia di Stato un bersaglio contro cui sfogare le loro frustrazioni. In secondo luogo perché, ancora una volta, la gravità delle conseguenze patite dal personale della Polfer di Pistoia è ascrivibile alla mancanza di dotazioni idonee a contrastare le reazioni degli antagonisti senza esporre a rischio gli operatori.

Non ci appassiona andare alla ricerca dei colpevoli dell’increscioso ritardo con il quale si sta provvedendo ad assicurare agli uffici periferici la fornitura dei taser. Sappiamo bene che l’iter per l’approvazione e la sperimentazione è stato, e ciò non è certo una novità, estremamente travagliato.

Ora però che sono stati superati tutti gli ostacoli frapposti dall’algida burocrazia che ricopre con il suo manto ammorbante tutti i gangli della pubblica amministrazione, ci chiediamo la ragione per la quale il piano di formazione del personale, che presuppone la successiva messa a disposizione della pistola ad impulsi elettrici, trascuri, quantomeno in apparenza, le articolazioni territoriali della Polfer.

Da un lato, infatti, la circolare dell’Ispettorato delle Scuole di Polizia del 9 dicembre scorso individua un numero esiguo di dipendenti da formare per ciascuno dei rispettivi Compartimenti. Di talché, anche immaginando una ripartizione sugli uffici del territorio di competenza, si ragionerebbe pur sempre di non più di uno o due dipendenti per ciascuna provincia. Al contempo la medesima nota ha indicato come prioritaria l’assegnazione del taser al personale addetto al controllo del territorio, con la chiosa testuale secondo cui in tale categoria devono intendersi ricompresi UPGSP, UCT e RPC.

Occorre allora fare chiarezza circa la mancata espressa menzione delle specialità della Polizia Ferroviaria e della Polizia Stradale, ovvero se si tratti di un equivoco che discende da una perfettibile formulazione della circolare. O se, piuttosto, l’esclusione di queste specialità sia il frutto di una scelta scientemente attuata. Caso in cui ci troveremmo di fronte ad una non giustificabile opzione che, evidentemente, sottovaluterebbe l’altrettanto urgente esigenza di questi uffici di ottenere l’assegnazione dei cennati dispositivi, creando non condivisibili preferenze.

Restiamo quindi in attesa del sollecitato chiarimento, chiedendo sin da ora la convocazione, con ogni consentita urgenza, di un momento di confronto laddove trovasse conferma l’ipotesi del paventato disequilibrio nella suddivisione.

Roma, 14 marzo 2022                  La Segreteria Nazionale

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